Il Welfare aziendale logora solo chi non ce l’ha, come chi non ha il potere o chi non ha lo scudetto!

Il Welfare aziendale rappresenta una leva di gestione organizzativa e di cura della persona ormai imprescindibile per rispondere alle necessità delle persone. Problemi di non autosufficienza, esigenza di conciliazione vita-lavoro, necessità di ridurre la precarietà lavorativa sono comuni a tutte le persone al lavoro e quando si parla di questo tema non ci sono distinzioni rispetto al datore di lavoro presso il quale si è impiegati. Può essere una società una multinazionale un ente del Terzo Settore uno studio professionale o una compagnia dello spettacolo e dunque anche una Rappresentanza diplomatica, un Istituto di cultura, un’Accademia o un’organizzazione internazionale con sede in Italia.

Si tratta di un argomento ormai sdoganato anche dal sindacato tanto che è inserito in maniera stabile in molti rinnovi dei contratti collettivi nazionali (CCNL) che hanno introdotto misure di tutela minima con il welfare contrattuale e con i flexible benefit.

Ma lo spirito che ha mosso le Parti sociali stenterà certamente a diffondersi nelle Ambasciate e nelle Organizzazioni Internazionali che non sempre applicano la contrattazione collettiva nazionale e prediligono la contrattazione individuale.

In effetti il personale dipendente delle Rappresentanze diplomatiche e degli Istituti di cultura non è diverso dal personale dipendente delle aziende private.

A loro, ad esempio, può applicarsi l’art. 2 del Decreto Energia, che permette di distribuire un valore, in buoni benzina, pari ad € 200,00 ad ogni dipendente per l’anno 2022 e questo beneficio si aggiunge al limite di esenzione previsto per i flexible benefit che è tornato all’originario limite del secolo scorso pari a € 258,23 dopo una breve – ma intensa – toccata e fuga valida solo per il 2021 a € 516,46.

Anche a questi rapporti di lavoro possono essere garantiti i privilegi destinati al settore privato affinché i dipendenti fruiscano dei servizi e dei crediti monetari sia attraverso una contrattazione “aziendale” sia introducendo la regolamentazione unilaterale.

Le opportunità di spendere un credito (non monetizzabile, ma esente sia dal punto di vista contributivo, sia fiscale) sono molte e adatte ad ogni esigenza: dalla retta dell’asilo nido, al rimborso delle rette scolastiche universitarie, dall’acquisto di libri, all’iscrizione alla palestra, dai viaggi di piacere, alle esperienze formative, al rimborso del trasporto pubblico locale, dall’assistenza sanitaria integrativa alla previdenza complementare e all’analisi pensionistica, al supporto psicologico esteso ai familiari, o alla guida di un coach per cambiare in meglio la propria vita e  chi più ne ha più ne metta.

Il welfare lascia spazio alla fantasia e se vengono fatte delle indagini appropriate si scopriranno sempre nuovi bisogni e nuove esigenze correlate alla vita delle persone.

In un momento di rialzo dei prezzi dovuti al conflitto Russia – Ucraina, l’utilizzo di queste forme di “retribuzione non tradizionale” permettono di migliorare il potere d’acquisto ai dipendenti; rappresentano una strada, per chi ha la giusta sensibilità, per migliorare l’efficienza, il rapporto tra le risorse umane e iniziare quel percorso di sviluppo organizzativo definito “benessere aziendale”.

Mi sembra del tutto evidente che il ruolo del Consulente del Lavoro diventa fondamentale in quanto ha deontologicamente l’obbligo di favorire percorsi di welfare, non limitandosi a spiegare gli impegni che derivano dall’applicazione del CCNL e ha la competenza per quantificare il risparmio del costo del personale e rendere possibile ridurre i fattori negativi dello stress da lavoro correlato.

È anche necessario, altresì, che le Organizzazioni che ne hanno già tratto i vantaggi trascinino le altre, magari quelle non adeguatamente supportate! Abbiamo dei casi di successo e dei testimonial che possono confermare con il nostro motto “Lo abbiamo già fatto noi!”. Il miglior metodo per convincere: dare l’esempio!

Non abbiate paura: non sarà affatto difficile spiegare ai dipendenti – spesso scettici e anche contrari – che il welfare è come un parco giochi in cui si può salire gratis su molte giostre, senza pagare ad ogni gioco.

Crediamo che il welfare aziendale rappresenti oggi una delle leve più importanti per la gestione organizzativa che avvicina il datore di lavoro alle persone che lavorano nei luoghi di lavoro o da remoto con il lavoro agile e lo smart working.

Tra utilità e savoir-faire il welfare è un passepartout che porta gentilezza nelle aziende e si rivela strumento galante al servizio di ogni comunità professionale, anche delle Rappresentanze diplomatiche!

Con la nostra competenza, possiamo facilitare tutti i passaggi nelle relazioni aziendali e con la preziosa esperienza legale di settore e quella guadagnata nelle trattative e relazioni sindacali possiamo personalizzare:

  •  la contrattazione aziendale
  •  la contrattazione di prossimità
  •  adottare Piani di Welfare Aziendale 

Articolo a cura del Dott. Andrea D’Alessio –

Consulente del lavoro esperto nelle relazioni sindacali e nella contrattazione aziendale

WELFARE AZIENDALE IL BUDGET E I PWA