O Capitano! Mio Capitano!  L’importanza del leader nelle organizzazioni

“O Capitano, mio Capitano, il tremendo viaggio è compiuto,  La nostra nave ha superato ogni tempesta, abbiamo conseguito il premio desiderato,  Il porto è vicino, odo le campane, il popolo è esultante…”

È l’incipit della celebre poesia che Walt Whitman dedica ad Abramo Lincoln all’indomani della sua morte, celebrandone il suo ruolo di guida.

Parole che arrivano fino a noi a sancire l’importanza del leader nelle organizzazioni, le cui caratteristiche possono determinare il successo o il fallimento di un’impresa.

Guidare un gruppo di lavoro, lo sappiamo bene, è tutt’altro che facile.

Significa saper armonizzare le peculiarità distintive di ciascuno, valorizzando le qualità e compensando le fragilità dei singoli con la forza del gruppo.

Significa saper trasformare una visione personale in una collettiva e condivisa.

Un ruolo che è definito nelle sue responsabilità dalla nuova versione dell’art. 2086 del codice civile:

“L’imprenditore, che operi in forma societaria o collettiva, ha il dovere di istituire un assetto organizzativo, amministrativo e contabile adeguato alla natura e alle dimensioni dell’impresa, anche in funzione della rilevazione tempestiva della crisi dell’impresa e della perdita della continuità aziendale, nonché di attivarsi senza indugio per l’adozione e l’attuazione di uno degli strumenti previsti dall’ordinamento per il superamento della crisi e il recupero della continuità aziendale.”

Nella descrizione che ne fa il codice, ci sono due parole che emergono tra tutte: senza indugio, ovvero la capacità di saper rispondere prontamente alle esigenze di un’organizzazione in un mercato sempre più mutevole.

Un compito gravoso, complicato, per il quale può capitare di sentirsi non pienamente strutturati.

È qui che Ronzoni Group può fare la differenza, con il programma di supporto personalizzato che abbiamo chiamato “Consulenti per il Capo”: i nostri esperti affiancano l’imprenditore per evidenziare punti di forza e debolezza nell’organizzazione, per aiutarlo a rendere “virtuosa” la propria impresa.

Non nel senso di buona e brava, ma nel senso originario del termine: l’aretè, la virtù, per i greci era la qualità dell’eccellenza. La capacità di portare a compimento e far fiorire le proprie potenzialità.

Le imprese che fanno fiorire persone e luoghi, idee e territori, andando oltre l’ordinario, sono quelle che eccellono e che producono valore.

Più ancora che ricchezza, la parola chiave è valore, che si produce attraverso la qualità delle relazioni, la cura della comunità di persone che fonda l’impresa.

Perché – come scriveva qualche anno fa, sull’American Economic Review, Matthew Rabin, giovane stella dell’Università di Harvard –  “l’economia dovrebbe interessarsi non solo dell’allocazione efficiente dei beni materiali, ma anche della progettazione di istituzioni nelle quali i soggetti sono felici di interagire tra loro”.

E per un’impresa felice, è necessario che sia un imprenditore o un’imprenditrice che dica “lo voglio”!

Articolo a cura della Dott.ssa Cristina Fioroni – Consulente del Lavoro